Un evento improvviso e una ripresa, quattro mesi in poco più di tre minuti per dire: Alice, siamo qui e insieme.

Tutto comincia il 10 gennaio.

Il 10 gennaio 2020 accade un fatto, un fatto che ci ha segnato per sempre e che ci ha unite ancor di più, ma andiamo per gradi.
Usciamo come al solito: Alice con me verso il parco per raggiungere gli amici in area cani, alla solita ora, intorno alle 8:30, poco più o poco meno e naturalmente ci prepariamo per giocare con la pallina da tennis, in attesa che arrivino gli altri.

Tutto come sempre,
o così credevo.

Sgancio il guinzaglio e prendo la palla che lancio non troppo distante da me perché per il primo tiro ci si deve prima scaldare un po’.
Fa freddo questa mattina, ma dobbiamo giocare e poi ci scalderemo giocando e poi anche a casa.
Alice mi sorride, poi va e mentre sta per raggiungere la sua adorata palla cade a terra, si piega sulle zampotte posteriori e grida: il suo grido spacca il silenzio del parco, ancora semivuoto a quell’ora.

Così all’improvviso lei grida,
e io tremo.

Smetto di tremare e corro verso di lei per capire di più, cosa sia accaduto e il perché di quelle grida immense che non dimenticherò facilmente, non credo mai.
La raggiungo e mi metto a terra vicino a lei per capire, per cercare di capire, ma nulla di fatto, lei continua a gridare più che può con una voce che non le ho mai sentito.

Il suo sguardo perso nei miei occhi,
disperato.

Alice mi guarda con occhi spalancati e mi supplica di aiutarla, ma come … come amore mio posso aiutarti, come posso capire?
Nell’immediato penso si possa esser rotta un osso, ma non ci sono buche dov’è passata lei, penso ad una storta ma no, le sue zampotte posteriori non rispondono a nulla, cadono a terra come non le avesse attaccate al resto del corpo, due cose distinte: il busto e le zampe inermi.
Vedere quelle zampotte inermi mi fa gelare il sangue se ancora ne avevo di caldo.

Non siamo sole

Fortuna” vuole che proprio nei pressi dell’area cani passi una nostra amica, Roberta, con la sua Gytta che è la prima a sentirmi gridare aiuto a tutta voce, perché la disperazione fa uscire anche le corde vocali se necessario.

Gytta l’amica di Alice per eccellenza, Gytta che è cresciuta con Alice giocando e difendendosi se necessario, l’una per l’altra e che appena arriva inizia a baciarsela tutta e a girarle intorno per capire anche lei, ma nessuno riesce a capire, nessuno.

Insieme cerchiamo di capirci qualcosa, ma quello che possiamo fare è zero.

Subito prendo il telefono e chiamo a casa, poi chiamo Germana e poi arriva un’altra amica con la sua canetta; nel frattempo Roberta veloce telefona a Nello, un altro amico “del parco” a cui tenta di spiegare cosa stia accadendo. Nello arriva con una coperta per provare a sollevare Alice… infine arriva mia figlia e la macchina con Germana che in quella giornata ha scoperto di avere una jeep e non una semplice utilitaria tanto si è arrampicata nelle dune del parco.

Via al pronto soccorso, non c’è tempo di pensare ad altro.


Solleviamo tutti insieme Alice e la adagiamo in macchina per andare al più vicino pronto soccorso mentre lei ha smesso di gridare ma continua ad avere lo sguardo terrorizzato; arriviamo in brevissimo tempo e ci vengono incontro con una barella.
Alice viene distesa e andiamo per il primo controllo, passando avanti a tutti, a cui farà seguito la visita neurologica.

Le attese sono logoranti, quando poi non si sa cosa ci riserverà il futuro, le attese diventano tremende e troppo lunghe.

Arriva la dottoressa, la neurologa Francesca che ci spiega quanto potrebbe essere accaduto e giuro: mi cade il mondo addosso quando sento la probabile sentenza.
Un embolo fibrocartilagineo ha colpito e spezzato il midollo spinale di Alice causando paresi posteriore, ma la fortuna è che abbia il dolore profondo.

Fortuna?

Da questa mattina è la seconda volta che si ripete questa parola, ma se lo dice la neurologa ci si deve credere, senza dubbio alcuno.
Nel frattempo chiamo il nostro amico veterinario Emanuele e provo a spiegare, lui cerca di calmarmi confermandomi quanto ipotizzato dalla neurologa e lo spera fortemente che sia così, perché secondo lui (loro) sarebbe il male minore: e quale sarebbe il peggiore oltre la paresi?

Si può sudare a gennaio?

Comincio a sudare, ma è il dieci gennaio e io sudo, io che non sudo mai nemmeno d’estate.
Che roba sarà questo embolo, questo dolore profondo non lo so, me lo hanno spiegato, ma in quel momento giuro: non ho capito nulla, tranne che Alice era paralizzata e con funzioni vitali bloccate.

Risonanza e neurologia 

La neurologa ci comunica che per capire l’accaduto ha bisogno di una risonanza magnetica e ci “spedisce” dall’altra parte della città, nell’unico posto disponibile in quel momento ma ci aspetta per vedere poi il referto e rivedere la “paziente” che possiamo definire tale in ogni senso.
La risonanza non fa che confermare quanto previsto.
Torniamo dalla neurologa Francesca, le mostriamo il referto e ci spiega che dobbiamo al più presto cominciare un bel ciclo di fisioterapie, insomma un tran-tran che finirà dopo mesi, tre per la precisione.

La fortuna ci perseguita,
sembra quasi vero.

Per nostra “fortuna” (la terza da questa mattina, ma nel frattempo si è fatto sera) la neurologa conosce delle fisioterapiste, le contatta e si accorda per iniziare subito a lavorare già da due giorni dopo.

Però… c’è sempre un però, però!

Se questo problema è risolto, diciamo… eccone un altro in agguato:
Alice non è autonoma,
quindi si deve andare in clinica per “aiutarla” ad espletare i suoi bisogni, almeno una volta al giorno… e questo lo faremo per circa due settimane, perché tante sono bastate per farle riprendere “il via in un prato” vicino casa.

E avanti con le crepe al cuore.

Con tutta la dolcezza del mondo, la neurologa mi fa capire che Alice non può tornare a casa questa sera, sarebbe meglio se la prima notte rimanesse in clinica, una notte di ricovero per qualsiasi eventualità che possa verificarsi.

Un tonfo?
Un altro, ma per lei il cuore me lo faccio crepare e Alice resta in clinica.
Sì però al mattino dopo si torna a casa, anche se poi dobbiamo tornare per gli aiuti fisiologici, ma per il momento si torna a casa.
Accordo fatto, la notte in clinica e domani a casa, ci salutiamo e …buonanotte, speriamo.

Il parco e gli amici FanS.

Scrivere di questo può sembrare strano, fa venire i brividi ma va detto, tutto.
A volte non si sa, finché non si scopre, di essere circondati da amici, da Amici veri che ti vogliono bene anche se non te lo dimostrano con i baci come fa Alice sempre con tutti.
Questa considerazione è dovuta ad un evento che mi ha fatto piangere, perché nel mentre io ero occupata nelle terapie, nel pensare al da farsi, ai medici… insomma a tante cose, c’era chi lucidamente pensava ai costi di tutto quanto stava arrivando al galoppo ed a quelli già sostenuti.

Un Servizio Sanitario Animali non esiste, ma esistono gli Amici

Già, proprio perché se noi abbiamo un servizio sanitario a cui ci rivolgiamo, loro no, i nostri Amici 4zampe non lo hanno e quindi ogni intervento o cura va pagata e pure profumatamente: soltanto se puoi.
E così delle Amiche e degli Amici si sono accordati ed hanno creato un fondo, un fondo per le cure di Alice che soltanto a ripensarci credo di non aver ringraziato abbastanza.

Stop alle commozioni,
torniamo alle terapie.

Trascorre il fine settimana e il lunedì arriva la prima seduta di fisioterapia con la dottoressa Giorgia, un’altra simpaticona come la neurologa e che rimetterà in piedi Alice.

Se la prima seduta di fisioterapia si è svolta a casa, le altre sono state eseguite in una clinica un po’ distante da casa ma vicino ai concessionari di camper, dove ogni volta al nostro passaggio ci ricordavano che SBrigolo era dalla nostra parte e che era ad aspettarci nel rimessaggio,
quindi “gambe in spalla e al lavoro!
Questo “percorso” ci ha visto due volte alla settimana fino alla fine di febbraio, fino a  quando abbiamo salutato le fisioterapiste con cui abbiamo condiviso tante ore, ciao Giorgia… ciao Francesca, grazie per la vostra disponibilità e bravura, non potevate fare di meglio per rimettermi in piedi.

Ecco… fine alla fine di febbraio.

Non perché tutto si conclude e tutto torna a posto, no, si conclude la fisioterapia ed inizia l’idroterapia.
Quindi altra visita neurologica con Giulia, un’altra dottoressa che ovviamente si è rivelata essere un’altra amicona come le altre e si comincia a camminare sul tapis-roulant nella vasca con l’acqua.

Acquaaaaa!!! Evvai si va nell’acqua, sì Alice, ma non si nuota.

Durante una di queste idroterapie, Giulia che si complimenta sempre, ci informa che appena farà un po’ più caldo si potrà andare a nuotare direttamente al lago o al mare: rendendo la nostra felicità incontenibile.

Appunto felicità incontenibile, che diventa subito contenuta.


Felicità incontenibile che dura poco perché esplode una pandemia costringendo tutto il mondo a casa: quindi niente nuotate ma passeggiate quando e dove si potrà, ossia al parco dietro casa.

Per ora a noi sta bene così.

Questa volta fine davvero, fine terapie, ora tocca a te Alice!

E poi arriva il giorno dell’ultima idroterapia, siamo tutte felici ma un po’ ci dispiace: Giulia ed Alice sono diventate amiche davvero e lasciarsi diventa quasi complicato, ma ci sono altri che attendono Giulia e lei non può farli aspettare troppo.

Oggi non come ieri,
ma qui e felici.

Dal 10 gennaio ad oggi Alice è migliorata tanto, ha ripreso le sue funzioni vitali, ha ripreso a camminare, ha ricominciato quasi a correre, ha riconquistato il parco, ha tutto… ma soprattutto il rapporto tra lei e me e tra lei e mia figlia è cambiato, è diventato un corpo unico.
Se prima tra me ed Alice bastava uno sguardo, ora non serve nemmeno quello e sappiamo entrambe cosa vogliamo; stare insieme.

È vero che Alice non cammina più in maniera perfetta, ma a noi non interessa perché sappiamo bene che la perfezione non esiste e se vogliamo dirla tutta: c’è andata bene.

SBrigolo ci aspetta sorridendo,
lo sappiamo bene

Presto torneremo a nuotare al lago o al mare, tutto è subordinato alla scomparsa o quasi di questo virus che ci costringe a casa o al parco qui nei dintorni, ma sicuramente ci torneremo!
SBrigolo ci attende fiducioso, che vita sarebbe per lui senza Alice?

Perché?

Perché questo racconto?
Perché qualcuno non sa cosa si perde a non avere un Amico 4zampe e quando entra nella nostra vita ci lascia un segno indelebile, un segno che ci cambia, che ci aiuta ad andare avanti, un segno sul cuore, le sue impronte resteranno sul nostro cuore per sempre.
Perché non è mai abbastanza dire grazie a chi ti è stato vicino in un momento delicato, perché a volte sembra sottinteso ma dire GRAZIE fa bene al cuore, a quelle crepe di cui sopra.