Ricevere una richiesta di collaborazione è sempre una cosa simpatica;
se poi si tratta di un argomento particolare diventa anche interessante il tutto e oggi si va per una Volta in Portogallo!

 

 

 

 

State a sentire, perché almeno per me è una cosa nuova, e per voi?

Inizialmente, per “tastare il terreno” come spesso si usa dire, mi scrive tal Maurizio Archilei mai sentito nominare prima e insediando non poca curiosità; poi mi lascia nelle mani di un suo collega tal Daniele Coltrinari e qui arriva il “bello”.
Occorre far conoscere qualcosa che io non conosco: “la Volta in Portogallo”, un qualcosa inerente il ciclismo; ora… non che io sia appassionata di questo sport, ma tant’è che sono sempre stata un po’ affascinata da Bartali e che dire della “favola” di Girardengo e Pollastri?

Ebbene accetto e se permettete, cominciamo.

 

Cos’è la “Volta in Portogallo”?

il logo della manifestazione

Se in Italia abbiamo il giro omonimo, in Portogallo troviamo la “Volta” (significa giro in portoghese) quindi stiamo parlando di una corsa ciclistica a tappe che passa in tutta la nazione continentale (isole escluse).Il percorso vede per circa l’ottanta per cento il giro nel nord del Paese) e di solito si svolge tra la fine di luglio (l’inizio può essere il 26, 27 o 28 luglio generalmente) e la prima settimana/dieci giorni di agosto (alcune edizioni si svolgono esclusivamente ad agosto, come la prossima del 2021 che sarà infatti dal 4 al 15 agosto. Purtroppo l’edizione scorsa a causa della pandemia si può definire un’edizione speciale proprio perché posticipata alla fine di settembre e conclusasi i primi di ottobre.

Quando nasce?

La storia de “la Volta in Portogallo” inizia nel lontano 1927 con la prima edizione, poi nel 1928, 1929 e 1930  non si disputò, riprendendo con la seconda edizione nel 1931.
Altre interruzioni avvennero nel biennio 1936-37  e dal 1942 al 1945, interrompendosi per quattro anni a causa della seconda guerra mondiale, ma con ripresa nel 1946; l’ultima sospensione fu nel biennio 1953-54 e da allora non ha più conosciuto soste.
Nel 2021 si svolgerà l’ottantaduesima edizione che sarebbe dovuta essere quella del 2020 ma a causa della pandemia si è trasformata in un’edizione speciale.

Coltrinari e Onesti
(due sconosciuti?) che la seguono

eccolo: il camper di Archilei

Beh se con la storia di Pollastri e Girardengo, ugualmente su due ruote, ne è venuto un bel film, possiamo dire che Daniele Coltrinari e Luca Onesti ne hanno raccontato abbastanza da scriverne un libro, dal titolo “C’era una Volta in Portogallo” (Tuga Edizioni, 2016).
Coltrinari e Onesti sono stati al seguito della Volta ogni anno a partire dal 2013 al 2018. Nel 2017 oltre a loro due, la Volta è stata seguita anche da Maurizio Archilei con il suo camper e Massimiliano Astolfi.
Daniele Coltrinari, (mai demordere 😉 ) ha seguito inoltre la Volta a Portugal anche nel 2019 e nel 2020.

e ne scrivono

Grazie a questo è stato possibile scrivere C’era una Volta in Portogallo, un racconto del giro ciclistico a tappe più importante del Portogallo e dei ciclisti nazionali che hanno fatto la storia di ieri così come di quella più recente, «C’era una Volta in Portogallo» però è qualcosa di più.
Daniele Coltrinari e Luca Onesti hanno infatti seguito personalmente negli ultimi anni la competizione attraversando città e luoghi dove è passato il giro, raccontando le tradizioni, le feste popolari, la gastronomia e i costumi di un Portogallo meno conosciuto e che difficilmente si trova su una guida turistica.

un libro e non una guida

«C’era una Volta in Portogallo» pertanto è un libro sul ciclismo lusitano, una guida turistica sul Portogallo con tante informazioni e curiosità, ma anche un’avventura che i due autori hanno vissuto stando in mezzo alla gente, viaggiando sui treni in seconda classe, sui pullman, utilizzando la bici, facendo l’autostop e andando a piedi solo per inseguire una passione lunga decenni chiamata semplicemente Volta a Portugal.

loro testuali parole:

E sì, abbiamo seguito tutte le edizioni accreditati come giornalisti sportivi e ne abbiamo scritto su diverse testate nazionali, inoltre (oltre a quella del 2017 in camper) quasi tutte le edizioni le abbiamo seguite in macchina. Tranne la prima, nel 2013, che fu una vera e propria avventura, appunto utilizzando treni di seconda classe, pullman, bicicletta e autostop).

dal libro un trailer

Il libro è pronto e lo trovate qui, ma su Facebook trovate anche una presentazione di tutto rispetto, nonostante sia ancora in lavorazione;
se vi è più comodo lo trovate anche su Vimeo 

con un piccolo assaggio 

Mondim de Basto, in cima troviamo il Santuario de Nossa Senhora da Graça: una meravigliosa tappa

Per chi vuole davvero trovarsi sulla Volta del Portogallo e capirne un po’ di più basterà seguire questo indirizzo o questo su Vimeo e verrà catapultato lì.
Occhio a cadere in piedi, anzi in bici!
Siete pronti?

 

 

e il tutto diventerà anche un documentario:

Infine non possiamo fare altro che aspettare il documentario, forse più un  docufilm e che si s’intitolerà “C’era una Volta in Portogallo” prendendo spunto ed ispirato dall’omonimo libro di Daniele Coltrinari e Luca Onesti ideato dagli stessi autori.
Il documentario vede nello staff pre e post produzione Daniele Coltrinari, Luca Onesti, Massimiliano Astolfi, Maurizio Archilei e Francesco Giacomini che si è occupato del montaggio.
Le musiche del film e il lavoro sull’audio è stato di Francesco Pintaudi, in arte Foggy, musicista italiano che vive a Lisbona.
In attesa di ciò possiamo prepararci all’appuntamento leggendo il libro e sarà davvero un piacere.

Vediamo di conoscere un po’ con un paio di domande questi due sconosciuti e cominciamo con Daniele, poi cercheremo anche Luca 😉 al momento impegnato

 

Allora Daniele, dicci un po’, perché seguire la Volta e non il Tour o il Giro?

  • Io e Luca Onesti, siamo stati molte volte a Lisbona, io la prima volta a inizio 2008 e Luca da settembre 2007; abbiamo vissuto in quella città anche per diversi anni, per motivi di studio e/o lavorativi.
    Io ci torno almeno due o tre volte l’anno anche per periodi medio-lunghi, pandemia permettendo, Luca invece almeno metà parte dell’anno la passa a Lisbona.
    Nel 2013, eravamo tutte e due nello stesso periodo nella capitale portoghese e una sera, parlando in un pub, sarà stato maggio o giugno, non ricordo, ci siamo resi conto che conoscevamo molte zone del sud del Portogallo, oltre Lisbona, ma poco del nord, dove si svolgono la maggioranza delle tappe della Volta a Portugal scoprendo anche di essere entrambi appassionati di ciclismo; da qui informarsi ed iniziare a seguire la Volta in quell’estate è stato veramente piacevole.
    E poi c’è stato un incontro con una persona di nazionalità portoghese che ci ha convinto che dovevamo assolutamente seguire questo giro. Ma non lo voglio svelare, l’abbiamo raccontato nel primo capitolo di C’era una Volta in Portogallo. Da allora, tutti gli anni cerchiamo di seguire questa competizione ciclistica.

Daniele e Luca nel 2013

Cosa ha scaturito questa passione?

  • Credo di avere già risposto in parte, tuttavia posso ribadire che sia io che Luca abbiamo sempre seguito il ciclismo, anzi, il Portogallo è stato un modo per ravvivare questa passione sportiva che per un motivo o per un altro, stavamo perdendo poco prima del 2013.
    Seguire la Volta a Portugal ci ha fatto scoprire località e paesaggi fuori dalle classiche rotte turistiche e ogni anno anno che andiamo, scopriamo sempre nuove tradizioni, costumi e città incredibili.

E allora, buon lavoro ragazzi e grazie per averci reso partecipi, ma soprattutto “in sella!” e avvisaci quando incontri Luca 😉 lo aspettiamo!

  • Grazie a te per averci fatto raccontare del libro e del progetto documentaristico! 🙂

E come dirgli di no? Magari chissà… potremo anche vederci tutti in Portogallo, chi può dirlo?