Un viaggetto in Umbria, nel cuore dell’Italia nella provincia di Terni: andiamo a visitare Orvieto, un’antica cittadina ma moderna quanto basta.

un po’ di storia

Risalire alla storia primaria della città di Orvieto è lungo da narrare, scopriamo comunque che le prime testimonianze dell’epoca etrusca vengono date da alcune campagne di scavo e con vari ritrovamenti si è giunti alla decisione che Orvieto era l’antica città di Velzna, ossia una delle dodici città Stato degli Etruschi.
Se per gli Etruschi era Velzna, all’arrivo dei Romani divenne Volsinii che era una meta degli abitanti dell’antica Etruria dove si celebravano alcuni riti religiosi oltre ad altre numerose manifestazioni popolari proprio perché nei pressi sorgeva un famoso santuario, il Fanum Voltumnae.
Tra l’ottavo ed il sesto secolo avanti Cristo la cittadina crebbe economicamente e demograficamente, anche se i suoi abitanti non erano tutti autoctoni ma a volte vi si insediavano altri venuti da fuori;
la certezza dell’essere una cittadina “multietnica” si è avuta durante gli scavi nei resti delle necropoli situate poco distanti;
se la crescita economica era florida, il massimo Orvieto lo raggiunse due secoli dopo quando diventò un grande centro commerciale ed artistico grazie alla sua posizione, esattamente su una rupe che le permetteva di sambrare una fortezza naturale.
Però, lentamente inizò il declino e pian piano alcune classi sociali si ribellarono conquistando quanto non era stato in loro potere e si sa che le lotte dapprima pacifiche diventano poi violente;
così fu che i nobili chiesero aiuti ai Romani, questi cogliendo l’occasione mandarono il loro esercito che pensò bene di distruggere tutto e di far spostare i cittadini in un’altra località non troppo distante, a Bolsena, fondando così la Volsinii Nova; ma Orvieto ancora non aveva trovato la sua pace, infatti in seguito ad altre invasioni tornò ad occupare la sua vecchia rupe e nel tempo divenne una nuova città: Urbs Vetus, seppur con un nome che significava città vecchia.

la rupe,

Orvieto sorge, come dicevamo su una rupe di tufo sopra la valle del fiume Paglia non troppo distante dalla Valdichiana;
questa grande massa tufacea si è formata nel tempo grazie ad un collasso del terreno di un’antica attività vulcanica, perché non dimentichiamoci che siamo in una zona contornata da vulcani ormai spenti, ma che comunque stanno lì, dormienti.
Quei vulcani che un tempo formavano il sistema Volsinio, ora da spenti ospitano il lago vulcanico più grande d’Europa che è il lago di Bolsena.

il pozzo della cava,

Se non è il più famoso pozzo al mondo, il Pozzo della Cava possiamo definirlo più bello da vedere rispetto all’altro famoso e presente ad Orvieto;
infatti il Pozzo della Cava vanta molti secoli di storia e pur avendo subito varie modifiche nel tempo risale ai tempi degli Etruschi.
L’allora Papa Clemente VII durante i lavori di scavo dell’altro Pozzo (San Patrizio) fece sistemare anche questo proprio per gli approvvigionamenti idrici;
ma finché nel 1999 non venne ritrovata una lettera che testimoniava l’essere più antico di questo anziché dell’altro pozzo.

Comunque, nella omonima via si può visitare il Pozzo della Cava con le sue grotte che scendono sino a circa trenta metri, ma oltre le grotte si trovano anche una fornace utilizzata sembra nel trecento, come laboratorio di ceramica; una torre medievale si trova al centro della muffola, anch’essa scoperta non troppi anni fa insieme ad alcuni reperti di maiolica lavorata.
Ci si sorprende quando poi prima di uscire ci si trova in un grande terrazzo che un tempo faceva parte di un palazzo nobile orvietano, ora divenuto un piccolo palcoscenico per spettacoli estivi, ma tutto interamente scavato nel tufo.

e il pozzo di San Patrizio.

Il Pozzo di San Patrizio quando nacque non si chiamava tale, ma prendeva il nome dal luogo dove era sorto: il Pozzo della Rocca, proprio perché era vicino alla rocca Albornoz;
in seguito il suo nome cambiò forse perché veniva usato come luogo di preghiera simile a quella del santo irlandese e dove se si riusciva a scendere fino al fondo si sarebbero rimessi tutti i peccati.
Questo pozzo, più nuovo del pozzo della Cava è davvero un’opera molto complessa, sicuramente l’ingegnere di allora era davvero un genio, perché oltre ad aver trovato il luogo più adatto al recupero di acqua,
pensò di rivestire le pareti con i mattoni per evitare dispersioni e architettò un sistema di discesa e risalita che non si sarebbero mai incontrati: due rampe elicoidali parallele;
per endere meno opprimente la discesa e la salita furono aperti alcuni finestroni, infatti sia scendendo che salendo ci si può affacciare per vedere in basso l’acqua sottostante o in alto l’ingresso della luce.

Se si guarda dall’esterno, il pozzo ha un ingresso ed un’uscita che confermano le rampe parallele; giunti al fondo un ponticello sull’acqua sottostante accompagna verso la risalita;
naturalmente si narra che gettando una monetina in queste acque si tornerà presto ad Orvieto.

Orvieto sotterranea,

Come ogni città antica che si rispetti, anche Orvieto ha la sua parte sotterranea.
L’ingresso alla città sotterranea non è in un luogo poco praticabile, ma addirittura a pochi passi dal Duomo, infatti dopo essersi procurati i biglietti proprio di fronte al Duomo stesso,
seguendo la guida (preziosa) si cammina verso destra per circa trenta metri e lentamente si scende in un altro mondo.
La stranezza è che però la città sotterranea è stata scoperta quasi per caso da alcuni speleologi verso gli anni settanta (del secolo scorso) in seguito ad una frana che assestò una buona parte della rupe,
proprio nei pressi del Duomo; per effettuare controlli e quant’altro questi ricercatori andarono a vedere e scoprirono una città sommersa di cui si ignorava l’esistenza.

Naturalmente iniziarono subito i lavori per scoprire quanto più possibile e rendere sicuri quegli ambienti che erano davvero corrispondenti a tutta la città che sopra viveva tranquillamente ignara;
sotto furono trovate gallerie, cisterne per approvvigionamenti idrici e addirittura colombaie per la riproduzione di piccioni, colombi, in allevamenti sicuri;
c’è da dire che la cosa più “bella” ritrovata fu un frantoio di epoca medievale, un frantoio per le olive completo di macine e di pressa, di focolare e di mangiatoie per gli animali che trainavano le macine stesse.

il Duomo

Benché tutti siamo abituati a chiamarlo il Duomo, si tratta in realtà della Cattedrale di Santa Maria Assunta la cui costruzione fu voluta dall’allora papa Niccolò IV per dare una giusta ed adeguata sistemazione oltre che collocazione al Corporale del miracolo di Bolsena, verso la fine del tredicesimo secolo.
Il Duomo sorge in una piazza a cui è intitolata la Cattedrale e che fu ampliata proprio per dare spazio alla costruzione di una delle più grandi opere artistiche dell’epoca medievale italiana;
la facciata del Duomo di Orvieto è davvero suggestiva e molto gotica come al tempo venivano costruite queste grandi cattedrali, per dare l’impressione ed essere sempre più protese verso il cielo;
l’interno è composto da tre navate divise tra di loro da dieci colonne, immense colonne cilindriche e in fondo sulla destra è possibile anche visitare una parte molto importante, la cappella di San Brizio.

e San Brizio.

La cappella di San Brizio è molto importante e va anch’essa visitata, una volta entrati nel Duomo di Orvieto ci si allunga verso destra e ci si trova di fronte;
questa, o come inizialmente veniva chiamata Cappella Nova è famosa per gli affreschi che ha sulle pareti e sul soffitto iniziati da Beato Angelico e Benozzo Gozzoli fino al loro completamento da parte di Luca Signorelli.Cappella Nova perché fu costruita dopo quella principale del Duomo stesso e cambiò nome quando venne in essa traslato un dipinto ritenuto miracoloso e dipinto addirittura da San Luca;
questo dipinto era anche chiamato “Madonna di San Brizio” perché un tempo venne affiancata all’immagine del Santo.
Tutte le volte di questa cappella sono da osservare ed ammirare, quindi… tutti con il naso all’insù!

infine: la funicolare

Una bella, comoda e simpatica oltre che utile “invenzione” è proprio la funicolare di Orvieto che in un paio di minuti collega il parcheggio al centro città;
la prima salita a piedi o con scala mobile è dal parcheggio alla stazione ferroviaria e poi la seconda, proprio con la funicolare è di poco meno di seicento metri fino a Piazza Cahen dove volendo si può approfittare del busverso il  centro, ma val la pena far due passi.
La prima funicolare di Orvieto fu chiamata “Funicolare Bracci”, proprio per dar merito ed onore a chi la finanziò e la sua costruzione risale al 1888 con trazione ad acqua;
in seguito venne ristrutturata nel 1935 fino alla sospensione durante la seconda guerra mondiale, ma il servizio venne interrotto nel marzo del 1970 e fu sostituita da autobus.
In seguito alla chiusura della funicolare di Orvieto gli orvietani si resero conto della sua importanza e del traffico che senza di essa aumentava, quindi dopo circa venti anni fu ripristinata e rimessa in servizio sul tracciato originale ma invece del funzionamento ad acqua si usò, e si usa ancora, la trazione elettrica.

Il vagone della funicolare antica, quella a trazione ad acqua è esposto nei pressi della stazione ferroviaria, è azzurro e somiglia molto ad un tram;
un consiglio valido è quello di usare la funicolare per raggiungre il centro dal parcheggio, in brevissimo tempo e comodamente.