Questa volta andiamo in Abruzzo, in provincia de L’Aquila e ci fermeremo nel piccolo paese Morino, caratterizzato da una cascata con un nome particolare: Zompo Lo Schioppo.

un po’ di storia

La storia addirittura ci propone una citazione di Alexandre Dumas che non possiamo mancare di ricordare:
«In fondo alla cerchia dei monti una stupefacente cascata sgorga dalla roccia…sembra quasi una striscia bianca e sinuosa che, con un salto di 150 piedi, cade in un bacino spumeggiante da cui fuoriesce un fiumicello argenteo che dopo aver serpeggiato per la valle va a gettarsi nel Liri sotto Morino», è sufficiente a dimostrare la sua antichità?
Morino che alcuni ricordano esser chiamato Moreno, fu regalato tanti anni fa, esattamente nel 1089 da Ratterio di Antena al Monastero di Montecassino; in quel tempo il documento redatto riportava solo la chiesa di San Pietro e il piccolo borgo era su un colle più in alto rispetto la Valle Roveto.

e il terremoto

Nel 1915 in occasione del terremoto, Morino vecchio venne distrutto e di conseguenza abbandonato dai suoi abitanti; in piedi rimase solo il campanile della chiesa di Santa Maria Bambina e alcune stradine ancora transitabili dove spesso si organizzano alcuni eventi culturali per far sì che il paese vecchio non venga dimenticato dalle nuove leve.
In seguito al terremoto ed alla distruzione del paese, gli abitanti di Morino necessitavano di nuove case e quindi venne poi ricostruito più in basso, nella valle sottostante.

Morino vecchio

Seppur ricostruito per bene, il paese vecchio ha il suo fascino, pur essendo disabitato perché abbandonato dal 1915; nel tempo è stato messo in sicurezza e sono stati impiantati sistemi di illuminazione in occasione del centenario dal sisma stesso;
da vedere e molto interessanti sono il campanile della Chiesa di Santa Maria Bambina, rimasto in piedi, con i ruderi attorno, i resti della chiesa di San Rocco con l’ossario nella cappella sotterranea (che fa un po’pensare a quanto siamo piccoli) e alcuni resti di Palazzo Ferrante, oltre alle cisterne di Palazzo Facchini rimaste davvero intatte.
Queste cisterne furono realizzate agli inizi del secolo scorso in cemento armato dal costruttore Palazzi e c’è da dire, infatti, che solo la sua abitazione rimase in piedi dopo il terremoto ad Avezzano.

Zompo: lo schioppo

Stiamo parlando di una riserva naturale denominata esattamente così: “Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo” e si tratta di un’ara protetta abruzzese nel Comune di Morino;
l’ampio spazio è nel cuore dell’Appennino laziale abruzzese tra i Parchi regionali dei monti Simbruini e quello Nazionale di Abruzzo-Lazio-Molise;
il paesaggio è davvero vario, perché si inizia a camminare in zona collinare e ci si ritrova in alta montagna, con ovviamente il cambio di temperatura che ci accompagna strada facendo.
Nella passeggiata che ci si accinge a fare, con scarpe adeguata e direi da montagna, si possono incontrare anche alcuni abitanti del luogo, come i tassi e gli scoiattoli (giuro!) che come per giocare attraversano il torrente Romito;
salendo sempre più in alto si ammira la cascata naturale che è davvero uno spettacolo a cui il nome ben si adatta: Zompo lo Schioppo, proprio perché il suo salto emette uno schioppo davvero. Durante tutto l’anno si possono vedere alcune cascatelle che si insinuano nella roccia facenti da guida per arrivare sino in cima, ma è proprio all’inizio della primavera che la cascata prende vita perché prodotta dalle piogge internarli e dalle nevicate; quando poi nella falda acquifera avviene un innalzamento di livello, ecco che prende vita la cascata Zompo Lo Schioppo, il cui salto è di circa cento metri su una parete verticale.

e l’eremo

Sappiamo che già nel medioevo nella zona numerosi eremiti e monaci benedettini erano di passaggio sperando di trovare pace nei boschi, infatti la stessa conformazione della zona permetteva e ancora oggi lo consente di trovare grotte e cavità dove potersi ritirare in tranquillità; inoltre l’acqua limitrofa non ha mai reso difficile rifugiarsi in questi luoghi per raggiungere l’isolamento spirituale.
Sembra, almeno si narra, che verso l’anno mille una comunità di monaci benedettini ebbe da discutere con un’altra comunità di monaci già presenti nell’eremo a proposito della conservazione degli oli sacri per il giovedì Santo; dopodiché nulla si è più saputo riguardo all’eremo, se non che sia ancora lì in attesa di visite.
Giunti all’eremo, dopo un paio di ore di cammino dal bacino artificiale creato dalle cascate, ci si trova di fronte ad un piccolo edificio con una Chiesa, il tutto arroccato su un fianco di roccia e sorretto da un arco in pietra; dentro l’eremo si possono vedere, anche se non in ottima forma, un affresco della vita di Santa Caterina di Alessandria e nella volta, altri personaggi.
Volendo, si può lasciare traccia del proprio passaggio, firmando il libro presente all’interno e appositamente creato per i visitatori; nonostante si tratti comunque di una “passeggiata” abbastanza impegnativa, direi che una volta giunti lì l’aria che si respira è profumata di pulito, la visione della valle è spettacolare e insomma… andate e raccontate a chi ancora non è andato.