Siamo in una frazione del Comune di Castrignano, alla parte finale della nostra bella penisola, in provincia di Lecce e nel Salento; esattamente siamo a Santa Maria di Leuca, il cui nome deriva dal greco Leucos che significa bianco, modificato poi in dialetto salentino in Lèviche.

la storia che divideva

In passato questa località era divisa tra due Comuni che si dividevano le terre; la parte comprensiva del santuario faceva parte di Gagliano del Capo e la parte compresa tra punta Ristola e Punta Meliso era di proprietà di Castrignano del Capo; questa vicenda di proprietà e Comuni ebbe fine dopo circa ottanta anni e venne dunque stabilita l’appartenenza di Leuca al Comune dove si trova attualmente: Castrignano del Capo.

de finibus terrae

La basilica di Santa Maria de finibus terrae prende il nome proprio da quello che immaginiamo voglia significare, la fine della terra…
Infatti se i greci attribuirono il nome di Leucos che vuol dire bianco, perché sempre illuminata dal sole; i romani decisero che il nome giusto era invece De Finibus Terrae, che propriamente significa Alla fine della terra. Questa è una basilica ad una sola navata con sei altari laterali, ma proprio sull’altare maggiore troneggia un dipinto dedicato esattamente alla Santa Maria de finibus terrae da Jacopo Palma il Giovane.
La leggenda vuole che durante il suo viaggio verso Roma, San Pietro si fermò a Leuca e da allora il tempio in origine dedicato alla dea Minerva divenne un luogo di culto per i cristiani sin da prima dell’epoca medievale mentre la devozione verso la Madonna di Leuca iniziò in seguito ad un Suo miracolo.
Si narra infatti che proprio Santa Maria di Leuca riuscì a far sì che alcuni pescatori nel lontano anno 365, si salvassero da una tremenda burrasca.
Dal piazzale antistante scendono due scalinate verso il porto vecchio realizzate nell’epoca fascista in occasione della costruzione dell’acquedotto; queste due scalinate sono separate al centro da una cascata artificiale che viene attivata solo in occasioni particolari, alla base delle scalinate si erge una colonna romana risalente al 1939.

e non solo

Se la Basilica di Santa Maria de finibus terrae domina sul promontorio insieme al faro, la  Chiesa di Cristo Re si trova invece nel centro di Santa Maria di Leuca ed è molto bella, infatti al suo interno troviamo il pavimento in mosaico che fu costruito nel 1934 e le tre navate qui hanno su scritti i nomi delle famiglie nobili che parteciparono alla sua edificazione.
Da qui scende una cascata che arriva fino al porto sottostante, di giorno è poco visibile, ma la notte fa il suo effetto perché illuminata.

la torre dell’Omomorto,

Lungo tutta la costa Salentina si trovano delle torri, oramai lo abbiamo scoperto, così come ognuna di esse ha un suo nome; sebbene i nomi a volte siano stati attribuiti casualmente o derivati da chi le ha costruite, qui abbiamo una denominazione diversa che deriva dal ritrovamento al suo interno di alcune ossa umane;
purtroppo nonostante si trovi in un buon punto di percorso turistico, sul Lungomare Cristoforo Colombo, si sta lentamente sgretolando e nessuno sta provvedendo al suo risanamento né alla sua ristrutturazione.

il faro,

Questo imponente faro, monumento oserei dire, venne costruito dall’ingegnere Achille Rossi e messo in funzione nel 1866; la sua altezza dal mare è di circa cento metri ed illumina costantemente ogni trenta secondi fino a quaranta chilometri di distanza con buone condizioni meteorologiche.
Per salire in cima, che non è possibile al comune pubblico, vi sono 254 gradini e si arriva alla gabbia contenente la lampada attuale, ma la lanterna originale fu costruita a Parigi insieme al sistema rotatorio.
(io invidio questo guardiano… 😉 ma non fateglielo sapere)

la festa di Ferragosto,

Come spesso accade in ogni località, anche a Santa Maria di Leuca, il giorno di Ferragosto si festeggia la Madonna locale, quindi la statua della Madonna de finibus terrae viene trasferita nella Chiesa del Cristo Re e portata in processione lungo le vie della cittadina fino ad arrivare al porto;
nei giorni precedenti la festa, tra le barche dei pescatori ne viene estratta a sorte una che sarà quella dove verrà imbarcata Santa Maria de finibus terrae;
questa imbarcazione fortunata viene seguita da tutte le altre nel mare facendo un ampio giro e tornando poi al punto di partenza, dove sbarcherà di nuovo la Madonna per permetterLe di tornare nella Chiesa del Cristo Re; infine dopo la cerimonia eucaristica la statua tornerà nella sua dimora vicino al faro.
Lo spettacolo che si svolge all’esterno della Chiesa e sul lungomare è davvero molto bello, la banda che suona varie andature, religiose e non solo; le varie bancarelle dove si trova di tutto… che riempiono il lungomare e le vie limitrofe, insomma un tripudio di gente allegra che si riversa nelle strade e festosamente partecipa ad ogni cosa,
fino ad arrivare alla mezzanotte quando la festa di Santa Maria di Leuca si conclude con uno spettacolo pirotecnico favoloso che riesce ad incantare anche per trenta minuti esatti di orologio!

e la Sirena Leucasia

Ogni luogo ha una sua storia ma molto spesso anche una leggenda che si tramanda e che riesce sempre ad emozionare chi l’ascolta, ebbene qui ne abbiamo due, una relativa a San Pietro e l’altra che narra di Leucasia.
Secondo un frate cappuccino, tal Tasselli Luigi della metà del milleseicento, sembra che il nome di questa splendida cittadina derivi dalla sirena Leucasia chiamata proprio così per la sua pelle bianca che in greco antico λευκός voleva significare esattamente bianco, ossia luminoso.

Opera dello scultore Mario Calcagnile

 

 

Questa leggenda divenne nel 1992 una storia, raccontata dal poeta salentino Carlo Stasi il cui immaginario vedeva Leucasia innamorata del pastore messapico Melisso;
il pastore a sua volta era innamorato di un’altra fanciulla, tal Aristula e questo rifiuto provocò una vendetta da parte di Leucasia che con la sua coda riuscì a provocare delle onde gigantesche fino a travolgere i due innamorati. I due corpi esanimi di Melisso ed Aristula divennero pietre “grazie” alla dea Minerva, niente altro che le due punte che si conoscono come Punta Mèliso e Punta Risstola; disperata Leucasia si suicidò e le sue ossa pietrificate divennero le bianche scogliere di Leuca.