In un altro articolo abbiamo parlato di Napoli e del suo inizio, scoprendo che è una città nata sul tufo le cui caratteristiche sono proprio la leggerezza e friabilità che lo rende stranamente stabile; ma parliamo quindi di quello che c’è a Napoli, sottoterra di questa meravigliosa città.

acqua!

I romani si sa che ovunque arrivassero iniziassero a costruire acquedotti, terme e quant’altro potesse rivelarsi utile al vivere quotidiano;
ma oltre al “comune” acquedotto se così si può dire di allora, con la crescita della popolazione si sentì il bisogno di creare delle vere e proprie cisterne per far sì che le abitazioni venissero rifornite di acqua.

Se le cisterne erano sotterranee e venivano riempite con l’acquedotto circostante, serviva però qualcosa che riuscisse a portare l’acqua nelle case.
Quindi ecco che si pensò a collegare le cisterne sotterranee con dei cunicoli dove far scorrere l’acqua che veniva poi raccolta e tirata su nelle abitazioni con dei secchi appositi.

il fiume Serino

I cunicoli e le cisterne non avevano acqua di produzione naturale, ma per merito del fiume Serino tutto questo divenne fattibile;
nonostante il fiume sia distante non poco da Napoli, con una serie di cunicoli si riuscì a far giungere le sue acque sin dove necessitava ed a risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico.

I cunicoli sotterranei che si riempivano di acqua non erano molto grandi, e non lo sono ancora, ma tanto quanto bastava a far sì che l’acqua scorresse per raggiungere l’obiettivo;
sembra comunque che la rete idrica del sottosuolo si sia estesa a circa due milioni di metri quadri; infatti oltre le abitazioni, queste cisterne rifornivano di acqua anche le fontane sparse nella città superiore.

Sì, città superiore, perché sotto esisteva ed esiste ancora un’altra città: un reticolo di cunicoli simili a stradine che somiglia esattamente ad una città sotterranea.

cisterne, rifugi

Nel ventesimo secolo quando oramai i cunicoli e le cisterne non erano più in uso, questa città sotterranea venne presa in considerazione come luogo sicuro dove andare a ripararsi durante la guerra; pertanto l’antico acquedotto venne frazionato e subì anche alcune modifiche.

Se dapprima i cunicoli e le cisterne venivano utilizzati per il passaggio e la raccolta di acqua, non erano ovviamente necessari sistemi di illuminazione; ma con la necessità quasi improvvisa di utilizzare questi spazi si rese indispensabile illuminare le cavità per far sì che le persone, al suono della sirena dei bombardamenti, scendessero in maniera sicura le numerose scale per raggiungere gli ampi spazi.

Considerando la durata della guerra e le giornate trascorse lì sotto, spesso questi spazi venivano considerati come una casa, una casa dove vivere in tranquillità e a volte la si arredava come meglio si poteva;
spesso i bambini si portavano giochi e c’era anche chi prontamente pensava a generi di prima necessità.
Visitando la Napoli sotterranea sono ancora visibili questi resti e non solo, troviamo anche disegni sui muri oltre ai nomi di chi è passato di lì; vedere, leggere questo, fa male.

discariche e grande scoperta

Per fortuna la guerra ebbe fine e con essa giunse la voglia di dimenticare quel periodo di vita, giustificabile direi.

Non essendo più considerate cisterne o rifugi e quindi inutili, si iniziò a trattare come discarica questa città sotterranea;
ma non come pensate… vennero gettate le macerie delle case distrutte, i detriti e tutti i resti che potevano ricordare il brutto periodo della guerra, come se seppellendo si potesse davvero dimenticare, ma così non sempre è possibile, lo sappiamo bene tutti; il periodo ostile è difficile da dimenticare e nessuna “discarica” è in grado di permetterlo.

Tutto questo fino al 1968 quando per colpa di alcuni spostamenti geologici che riuscirono a rompere una parte dell’impianto fognario, si rese necessario un intervento;
con somma sorpresa invece di subire un allagamento Napoli essendo cava, assorbì quanto si andava perdendo dalle fogne.

Certamente la scoperta fu grandiosa perché venne fuori un monumento naturale, un reperto storico e grandioso che si è reso visitabile e chi ancora non lo ha fatto che si sbrighi!

Napoli sotterranea,

La città sotterranea (Napoli sotterranea) merita una visita, è davvero bella, ci si deve armare di pazienza e si deve ascoltare quello che viene spiegato;
chi lo fa sa rendere molto interessante il percorso da seguire che diventa anche suggestivo camminando e pensando, anzi, cercando di immaginare la vita di allora e di chi l’ha vissuta;
la parte percorribile di uno dei cunicoli è davvero particolare perché, essendo in una zona non illuminata, si viene forniti di “bugia” con tanto di candela accesa e ci si incammina in un corridoio (da magri) largo solo una settantina di centimetri per giungere ad una vasca dove ancora scorre l’acqua e dove, con l’umidità circostante esiste e vegeta alla grande, una coltivazione di basilico della vicina pizzeria!

La mia visita nella Napoli sotterranea è stata spiegata da Susy, una ragazza dolcissima e che spero prima o poi di rivedere per ringraziarla ulteriormente di avermi fatto innamorare di Napoli.
Non dobbiamo però dimenticare che Napoli, sottoterra nasconde altri segreti, altre cose da scoprire e visitare, per esempio:

le catacombe di San Gennaro,

Un’altra visita la meritano proprio queste catacombe che si trovano nella collina di Capodimonte;
la loro struttura è disposta su due livelli, ma non sovrapposti uno sull’altro e ognuno è molto ampio, questa è una caratteristica particolare che le rende differenti dalle altre, per esempio quelle di Roma che sono strette e lunghe.

La loro costruzione risale al secondo secolo dopo Cristo ed inizialmente sembrava trattarsi di un sepolcro preparato per una famiglia gentilizia; la stessa famiglia donò poi in seguito anche altri spazi ai cristiani riunitisi allora in una comunità;
certamente ampliare il tutto fu possibile grazie al materiale solido e facile da lavorare come era il tufo.

Se entriamo in queste catacombe troviamo anche le spoglie di un famoso santo nonché il primo patrono della città di Napoli: Sant’Agrippino a cui venne dedicata una chiesa, anzi per meglio dire una basilica ipogea scavata nel tufo dove ancora oggi si celebra la Santa Messa;
la cosa poi sorprendente è che l’uscita delle catacombe si trova all’interno dell’omonimo ospedale nato dove un tempo era presente un monastero dei Frati Benedettini devoti a San Gennaro e appunto Sant’Agrippino;
ma non tralasciamo che in queste catacombe si trovano anche i resti dell’allora Vescovo di Cartagine: Quodvultdeus.

di San Gaudioso

Il nome esatto di questo Santo era Settimio Celio Gaudioso, chiamato anche Gaudioso l’Africano perché proveniva da Tunisi;
Gaudioso giunse a Napoli casualmente e semplicemente perché non volendo sottostare e convertirsi all’arianesimo, Genserico l’allora re dei Vandali lo fece salire su una barca insieme ad altri cristiani e lo lasciò andare alla deriva, insieme al citato vescovo di Cartagine.

Nella sua vita a Napoli San Gaudioso trovò dimora proprio nella collina di Capodimonte e lentamente costruì il monastero poi trasformato; ma a lui vengono attribuite anche altre opere tra cui si ricorda anche la traslazione delle reliquie di Santa Restituta custodite nella Basilica omonima e che si trova ora a far parte del Duomo di Napoli.

e l’ospedale di San Gennaro dei poveri.

Quando la peste colpì la città di Napoli l’allora Cardinale Carafa decise di modificare il monastero dei frati in un ospedale dedicato proprio a queste persone colpite da peste (appestati) che ovviamente non potevano stare insieme agli altri malati per evitare il contagio; in seguito ed a causa di un altro attacco di peste ancora più catastrofico del precedente ci si rese conto che era necessario un ospedale più grande, quindi si ampliò questo creato e si usò anche la chiesa del monastero medesimo.

Perché si scelse questa zona, la Sanità? Proprio perché la zona era considerata salubre e quindi quasi un luogo dove miracolosamente si guariva, perché collinare e perché essendoci le tombe dei due Santi Gennaro e Agrippino che facevano sperare ad una guarigione più che sicura.

‘o Munaciello: antico pozzaro

Esiste da sempre una leggenda che unisce tutte le case di Napoli ed è proprio quella del Munaciello, la prima a parlarcene è stata proprio Susy durante la visita alla Napoli Sotterranea e a spiegarcene l’origine che ora racconto con molto piacere.

Come già detto ogni casa del centro aveva la sua cisterna sotterranea da cui poteva attingere acqua tramite un pozzo; naturalmente questi pozzi ogni tanto andavano puliti e al tempo vi erano alcuni addetti a questi lavori che molto agilmente camminavano nei corridoi e nei cunicoli sottoterra: i pozzari; il loro essere piccoli agevolava il muoversi liberamente soprattutto nelle arrampicate;
questi operai, come si chiamerebbero oggi, avevano accesso in tutte le case proprio grazie ai passaggi dei pozzi e durante le loro ore di lavoro si occupavano (sembra) più delle donne in casa che di pulire i pozzi medesimi per cui erano stati chiamati. La loro salvezza era proprio la conoscenza delle reti sotterranee in cui sparivano in vista dell’arrivo del consorte e del padrone di casa;
il loro abbigliamento era costituito da un mantello con cappuccio che serviva loro da riparo anche per l’umidità e per il freddo, e proprio per questo veniva chiamato “munaciello” essendo vestito come un monaco.

o uno spirito simpatico e dispettoso?

La tradizione vuole anche un’altra leggenda che parla del Munaciello, infatti questo è visto anche come uno spirito simpatico (a volte) che vive nelle case di Napoli, alcuni dicono essere di buon carattere, altri invece sostengono essere uno spirito malvagio e a volte anche molesto, tant’è che esiste un proverbio napoletano che recita:

«‘O MUNACIELLO: A CHI ARRICCHISCE E A CHI APPEZZENTISCE»

 

 

certamente questo deriva dai pozzari che sparivano all’arrivo dei mariti e sbrigandosi a fuggire, magari lasciavano qualcosa fuori posto che veniva quindi attribuita ad uno spirito fantasma.

 

 

 

 

Insomma, ce ne sarebbe fin troppo di parlare di Napoli, sottoterra o sopra che sia non si finirebbe mai; per tacere dei Castelli o del Cimitero delle Fontanelle
Napoli sa affascinare e i napoletani ci provano, ma la città è più brava assai!