Settembre è terminato e si è portato via le giornate calde, assolate e luminosamente estive; ma non la voglia di andare al mare.

La voglia di mare e di spiaggia io ce l’ho congenita, chissà perché ma sono sicura che cercando per bene se ne trova nel mio DNA, o magari al posto del sangue ho acqua di mare;
forse perché vado al mare da quando avevo meno di un anno… e non manco mai di pensare alle onde ed al loro moto perpetuo.

Dicevamo che settembre è finito, sì, ma si può ancora andare al mare, anzi… direi che si sta meglio rispetto ai caldi mesi estivi.
Quindi si va. Si attende il fine settimana come sempre e ci si prepara finché si arriva e si parcheggia a ridosso della spiaggia, ci si cambia e via… sulla sabbia a correre.

Sulla sabbia a correre… ahi!

Il mare d’autunno o d’inverno ha un gran bel fascino ed un profumo intenso che non si riesce a sentire nella stagione piena, ma per carità… ognuno ha i suoi gusti.
Eravamo sulla sabbia a correre… finché mi son dovuta fermare all’improvviso perché un gridolino di Alice e la sua immobilità mi ha incuriosita e diciamo pure spaventata;
mi guarda e solleva la sua manona:
aiutami… c’è qualcosa che non quadra, stavo andando a prendere la palla… e qualcosa dev’essere successo alla mia mano!
Si siede e mi attende immobile con questa mano sollevata.

Mi avvicino lesta e mi abbasso, osservo la sua mano e penso che devo sedermi anch’io per riuscire ad aiutarla come si deve.
Non ho gli occhiali con me… accidenti!
Alice immobile e paziente sa che la aiuterò di lì a breve; mi siedo e lei si sdraia; quindi inizio lentamente ad operare e a sudare contemporaneamente mentre lei sbadiglia.

Con calma e nel giro di cinque minuti la mano di Alice è salva, lo è per fortuna perché quell’intruso trovatosi sul suo percorso era piccolo e aveva avuto poche possibilità di entrata, ma se fosse stato più grande, se lei ci avesse frenato sopra come ama fare sulla sabbia… beh, allora forse il mio racconto sarebbe stato simpaticamente più colorito.
Ci diamo un bacio ed entriamo in acqua, fresca abbastanza ma poco importa, quel tanto che è sufficiente a pulire la “ferita”, e poi di nuovo giocare finché non si fa ora di rientrare.

Tutto ciò sarebbe perfettamente evitabile se i signori pescatori usassero del buon senso; nessuno vieta loro di praticare il loro “sport” preferito lasciando la spiaggia come la trovano, no?
Comprendo che ognuno adori praticare sport, ma che esso sia nel rispetto di tutti credo sia doveroso.

Se pescare in mare significa lasciare in spiaggia scatolette di polistirolo, ami, guanti, fili da pesca e quant’altro, c’è qualcosa che non funziona; ma non so se non funziona nei regolamenti cui i signori pescatori dovrebbero rispettare oppure se c’è qualcosa che non funziona nelle loro menti.

 

Alice e il pallone, ma con il calzino!

Ho provato a parlare con qualcuno di loro, circa un paio di anni fa, in una delle località marine visitate, ma dopo circa venti minuti ho dovuto desistere perché non c’era verso di far capire che la spiaggia non ama né plastica né altro che non sia naturale, così come il mare stesso.
Ho voluto raccogliere questa esperienza e raccontarla, affinché chi legge possa agire come me e prima o poi rivoluzionare questo brutto sistema di pesca che nulla ha di “sport”;
se poi qualche pescatore si riconosce (spero di no) che cambi modo di agire e lasci pulito come trova, anche se non lo trova; perché non è una giustificazione lasciare sporco se poco più in là qualcuno non ha pulito.
Ah! dimenticavo… per tutti quelli che invece la pensano diversamente e continueranno a trattare male il “nostro” ambiente auguro fortemente BUONA PESCA!