No, non siamo in Egitto ma nel cuore di Roma e troviamo una piramide, un po’ diversa da quelle egizie, questa è bianca e non color del deserto, è la Piramide Cestia .

dove siamo?

Niente Egitto, siamo a Roma nel Rione Testaccio e proprio qui quasi attaccata a Porta San Paolo (per alcuni ancora Porta Ostiensis) ecco che troviamo una piramide;
unica superstite di una serie costruite dopo la conquista dell’Egitto.
Impossibile non notarla quando si arriva in zona a piedi o uscendo dal trenino che arriva dal mare, oppure anche dalla fermata della metropolitana, insomma è inglobata nelle mura Aureliane e attaccata al noto Cimitero Acattolico.

da quando

La Piramide Cestia non ha una data esatta di costruzione, ma questa sembra risalire tra il diciottesimo ed il dodicesimo anno avanti Cristo, il suo nome è anche Piramide di Caio Cestio ed in latino Sepulcrum Cestii.
Osservando bene sulla sua facciata vi è un’iscrizione testimoniante la durata dei giorni occorsi per la sua costruzione, esattamente trecentotrenta;
la grandezza della piramide è variata nel tempo, infatti ora risulta più piccola rispetto alla sua nascita a causa del livello stradale rialzato nel tempo.

e perché

Come anzidetto e come ben sappiamo questa piramide in realtà è un sepolcro, si tratta infatti di una tomba e precisamente dell’allora pretore Caio Cestio;
la sua forma a piramide la si deve alla moda di quel momento derivata dalla conquista dell’Egitto avvenuta sotto l’impero di Augusto.
Il nucleo della piramide è rivestito interamente da blocchi di marmo di Carrara e da quando è stata restaurata e riportata alla luce è possibile effettuarne la visita.

entriamo?

Come in ogni piramide, o in ogni casa, anche qui nella Piramide Cestia troviamo un ingresso con un corridoio che si apre nella camera sepolcrale dove troviamo un soffitto a volta, questa camera fu inizialmente murata proprio come nell’Egitto subito dopo la sepoltura;
le pareti sono bianche ma con vari affreschi che ricordano lo stile che ricorda Pompei e non troviamo niente altro se non un buco dove un tempo forse trovava alloggio un ritratto del defunto; perché un buco? Forse, probabile che sia stato praticato da alcuni in cerca di tesori mai assenti in ogni epoca.

la sua storia

Strano vedere e trovare, una piramide a Roma vero?
Non tanto strano proprio perché in quel periodo l’Egitto era diventata una provincia romana e il culto (la moda?) di seppellire i morti in maniera così grandiosa arrivò fino qui tant’è che ne furono costruite due.  Questa è ancora in essere e dal terzo secolo essendo incorporata alle Mura Aureliane ne divenne un forte bastione riuscendo a difendersi dalle varie spoliazioni di marmo proprio per la sua grandezza.

 

la “mia” Piramide

 

nel Medioevo

In questo periodo il popolo di Roma credeva si trattasse di una meta Remi collegata all’altra piramide meta Romuli che era presente nel Rione Borgo;
a differenza di questa quella di Borgo fu demolita per ordine dell’allora papa Alessandro VI  per permettere l’apertura di una nuova strada: la Via Alessandrina.

meta Remi e meta Romuli

Questi due nomi derivano da un’usanza del momento che tendeva a legare i monumenti ad alcuni personaggi storici e il termine “meta” stava a significare le strutture aventi una forma di cono, molto simili a quelle che si usavano per segnare gli estremi della spina del circo.

e poi gli scavi

Grazie a papa Alessandro VII furono iniziati gli scavi per vedere cosa nascondesse questa piramide e furono trovate le basi di due statue all’esterno, dedicate a Caio Cestio mentre per riuscire ad entrare si dovette scavare un’apertura ma come detto sopra non fu trovato nulla forse proprio per il precedente passaggio di tombaroli.
Ma nulla che corrispondesse alla salma sepolta, tant’è che si pensò fosse stata cremata, non essendo in uso nella tradizione romana la mummificazione anche se molto più suggestiva nell’immaginario pubblico.

Petrarca, Bracciolini, Borromini

Si narra che al tempo Francesco Petrarca sostenesse e scrivesse in una sua epistola che la Piramide Cestia era propriamente il “sepolcro di Remo” ma venne corretto poi da Poggio Bracciolini  sostenendo essere un errore, spiegando che lo stesso Petrarca non avesse voluto “scoprire l’iscrizione coperta dagli arbusti”.
Il Borromini invece preparò un progetto per trasformare la sala funeraria in una chiesa ma per sua sfortuna non venne preso in considerazione.

il parafulmine,

Se all’interno non si trova nulla, da “quasi” sempre invece sulla sommità troviamo un parafulmine, e sembra essere staro il primo installato a Roma, ma nulla di certo;
questo perché dopo la rottura della cuspide alcune lastre di marmo si ruppero e per evitarne altre verso gli anni sessanta del diciannovesimo secolo si pensò ed installò il parafulmine.

gli inglesi

Proprio attaccato a queste mura ed ai piedi della Piramide Cestia dal diciottesimo secolo si iniziarono a seppellire tutti gli stranieri a Roma che non erano cattolici e solo nel 1821 questo divenne ufficialmente chiamato il Cimitero degli inglesi, alias Cimitero Acattolico.

e finalmente il restauro

Yuzo Yagi donatore per il restauro –

 

 

E già, il restauro non è cosa antica ma abbastanza recente ed è stato possibile nel 2015 grazie all’imprenditore giapponese Yuzo Yagi che con due milioni di euro ha permesso a me ed a tanti altri la possibilità di visitare questa meraviglia.

 

le visite

Prima della pandemia, che ci ha costretti a rinunciare a visitare varie bellezze italiane, la Piramide Cestia era visitabile il secondo ed il quarto sabato del mese per visite individuali (ore 11) e per i gruppi (ore 10 e 12), con prenotazione obbligatoria; adesso la cosa migliore è quella di informarsi prima e chiamare il numero 0639967709.

 

 

 

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