Ci troviamo nel Lazio, in provincia di Latina, e la cittadina che visiteremo questa volta è Sermoneta, nota per il suo castello e per aver permesso la realizzazione del film “Non ci resta che piangere” con i noti attori Troisi e Arena.

 

breve storia

La storia di Sermoneta risale a molto tempo fa, addirittura all’epoca arcaica quando sembra essere già stato popolato e dove nei luoghi dove ora si trova l’attuale Abbazia di Valvisciolo era presente l’antica città volsca Sulmo, che venne citata anche da Virgilio nella sua Eneide.
Gli abitanti dell’allora Sulmo, furono costretti nel tempo a spostarsi a causa delle paludi circostanti e delle invasioni saracene; quindi si trovarono ad andare ad occupare un luogo limitrofo che oggi è Sermoneta, ma che espone questo nome già dall’undicesimo secolo.
Naturalmente la famiglia Caetani, signora di quelle terre, presto ne fece la padrona soprattutto perché la cittadina nei pressi della Via Pedemontana era utile per i commerci tra Nord e Sud.

la necropoli di Caracupa

Nei primi anni dello scorso secolo un paio di archeologi, Savignoni e Mengarelli portarono alla luce quella che fu poi definita la necropoli di Caracupa, addirittura dell’era arcaica.
Tutto questo mentre erano intenti a lavorare, cercando di identificare la necropoli di Norba; gli scavi però fecero scoprire ben altro: addirittura settantasei tombe con inumazione e quattro con incinerazioni; altre quindici ancora furono ritrovate successivamente nelle campagne limitrofe. La perplessità con cui si ritrovarono a fare i conti i due archeologi, fu la scoperta di defunti in maggior misura di sesso femminile e considerati i corredi funerari, poterono risalire all’epoca della prima età del ferro.
Quello che invece risultò complicato stabilire fu dove fosse la zona abitata da queste persone, poiché nei pressi non vi erano tracce di insediamenti popolati; anche se si presuppone vi fosse un piccolo centro abitato nei pressi di un torrente che ora si chiama “Fosso della Badia”, ora però è pressoché impossibile individuarlo dopo le opere di idraulica della pianura pontina.

l’abbazia di Valvisciolo e la sua leggenda,

Lo stile che troviamo in questa costruzione risalente al dodicesimo secolo, così si narra, è il romanico cistercense che dopo l’abbazia di Fossanova (di cui parleremo prossimamente) rappresenta un grande capolavoro di questa zona;
i fondatori dell’abbazia di Valvisciolo furono alcuni monaci greci ma in seguito questi luoghi vennero occupati dai Templari che provvedettero ad un buon restauro dopo circa un secolo dalla fondazione, per poi lasciarla ai Cistercensi.
Si narra di una leggenda medievale risalente al 1314, quando issato sul rogo l’ultimo Gran Maestro Templare, Jacques de Molay, gli architravi delle chiese si ruppero;
tutt’ora se si osserva per bene proprio l’architrave del portale principale si vede una crepa antica.

i Templari,

La presenza dei Templari è documentata da alcune croci presenti, nel primo gradone a terra della chiesa, nel soffitto del chiostro e nella parte sinistra del rosone centrale che è stata rinvenuta nei restauri degli inizi del secolo scorso; non molto tempo fa durante alcuni lavori di restauro sono state ritrovate alcune scritte sulla parete di intonaco originale, queste sembrano essere le parole del famoso palindromo oltre che magico “sator arepo tenet opera rotas”, la particolarità di queste parole, oltre alla palindromia, è il modo di esser scritte in anelli concentrici diviso a sua volta in cinque settori, così propriamente da formare una specie di bersaglio.

e “sator arepo tenet opera rotas”

La presenza dei Templari è stata ampia in varie parti, infatti questa stessa frase che si può leggere nell’abbazia di Vavisciolo, la possiamo trovare anche a Grenoble (in Francia) su una porta in Tue Jean Jacques Rousseau; nella facciata della chiesa S.Pietro ad Oratorium tra Capestrano e Bussi in Abruzzo; a  Roma nella Basilica di Santa Maria Maggiore oltre questa è presente anche un’altra frase palindroma “Roma summus amoR” che testimonia quanta storia, o leggenda, abbiamo ancora da scoprire e raccontare. Se girando notate questa frase altrove, comunicatelo.

i dintorni

Una volta visitata Sermoneta si può approfittare ed andare anche nei dintorni dove troviamo tra alcuni luoghi belli e naturali una piccola località incantata: Doganella di Ninfa che fu uno dei primi borghi dopo la bonifica della palude pontina attuata nel 1928 e dove ancora sorgono numerosi centri agricoli della zona intorno alla capitale; le coltivazioni maggiori sono quelle della vite, dei kiwi e olive.