Eccoci ancora in Puglia, per la precisione in Salento nella costa occidentale della provincia di Lecce, ci troviamo nella famosa Gallipoli, la Perla dello Jonio;
questa cittadina non molto grande la possiamo definire divisa in due tra il centro storico e il piccolo borgo.

un po’ di storia

Nei pressi dell’attuale Gallipoli, esisteva ed ancor oggi esiste, Torre Sabea  che con la sua torre seppur piccola era in grado di difendere questa striscia di terra abitata da un antico villaggio neolitico che ha lasciato i suoi segni archeologici di vita vissuta e terreni coltivati; ma se questi popoli antichi erano in grado di coltivare, erano abili anche nei commerci oltremare con le isole Eolie per gli scambi soprattutto di ossidiana.

e una leggenda

Ogni luogo ha la sua leggenda, ed anche qui in questa zona sembra ve ne sia una che avvolge una torre vicina a Gallipoli: Torre Sabea.
Si sa che le torri venissero costruite per difendere le coste da assalti di pirati e sembra che intorno al millecinquecento, vi fosse un ragazzo di bell’aspetto tra i difensori di stanza in questa torre che innamorato di una ragazza di Gallipoli, tal Florilanda, ne divenne suo sposo.
La leggenda dunque narra che il giorno della Pentecoste la ragazza, Florilanda, accompagnata da alcune sue amiche volle raggiungere il suo amato sposo nella torre per abbandonarsi con lui in un po’ di amore.
Trascorso del tempo e non vedendola tornare, le altre ragazze se ne andarono lasciandola a dormire nella torre; al suo risveglio Florilanda volle tornare a casa ma era talmente buio che pensò di tornare indietro da suo marito; Flavio che era di guardia quella notte pensò si trattasse di qualche nemico intrufolatosi nella torre e non pensandoci due volte la trafisse con la sua alabarda.

Accortosi poi del fatale errore non si diede pace e preso il corpo della sua sposa lo depose su una barca e con lei si allontanò in mare senza far mai ritorno.
Tutt’oggi si racconta che ogni sera arrivino dal mare due gabbiani  per andare a riposare alla Vecchia Torre e ripartire poi il mattino dopo verso il mare.

il suo nome

Il nome Gallipoli ha varie interpretazioni, infatti anche se alcuni ritengono che l’antico nome era Anxa, attribuito dalla popolazione messapica, non se ne hanno conferme certe; né se ne hanno dal fatto che sul gonfalone della città campeggi un gallo e quindi Gallipoli
Contrariamente a questi accenni, si pensa che il nome derivi dal greco classico Καλλίπολις (Kallí Pólis o Kallípolis) che significa esattamente città bella; altri studi invece fanno ipotizzare che il nome con la radice Cal derivi dal  fatto che proprio qui era uno scalo marittimo, come ugualmente a Galatina o Calimera; infine si attribuisce attendibilità a Plinio il vecchio  il quale con le sue testimonianze spiega che nella zona vi erano popolazioni di Galli Senoni e se ne ha dimostrazione con alcuni monumenti megalitici sparsi in tutto il Salento tipici dei popoli appunto celtici.

la città

Passeggiando tra i vicoli del centro storico, è molto facile imbattersi nei negozi di souvenir, non si deve per forza acquistare per ricevere sorrisi da chi vende, ma la voglia di entrare e curiosare tra quelle simpatiche creazioni è davvero tanta; non solo… ci si sorride anche per la strada, sembrerà strano, ma è davvero così.
Non è raro fare amicizia con i negozianti del luogo che hanno in vendita i loro prodotti locali appena preparati e questo ci è successo davvero, peccato solo non aver avuto il tempo di salutare poco prima della partenza, beh… sarà per la prossima volta.

il barocco, le chiese e Santa Maria degli Angeli

In città, oltre le numerose chiese in stile barocco caratterizzate dai numerosi angeli e varie decorazioni floreali, ho visitato nell’interno solo una di queste: Santa Maria degli Angeli, non chiedetemene il motivo perché non lo so neanch’io ora, ma sono stata colpita dalla sua semplicità; forse perché è in perenne osservazione del mare essendo proprio sul lungomare stesso, forse perché tutta bianca fuori e liscia o forse perché mi è piaciuta proprio per il suo silenzio e non clamore.
Il suo organo poi… sopra la porta principale, beh, inutile parlarne, un organo è un organo, lo so, ma questo è davvero spettacolare perché è del settecento.

il frantoio ipogeo…

Sempre camminando nel centro storico, poco dopo la farmacia troviamo un antico frantoio scavato nella roccia calcarea, visitabile al suo interno scendendo una scala un po’ ripida (ma ne vale la pena) per vedere ogni tipo di attrezzo e di abbigliamento impiegato per la lavorazione delle olive fino alla produzione dell’olio; questo è stato ristrutturato in maniera perfetta e risale al 1600 perché Gallipoli già da allora era una delle maggiori produttrici di oli, specialmente quelli impiegati per le illuminazioni stradali, addirittura in tutta Europa.

… e il mare

Arrivando da Nord, costeggiando il mare, ogni luogo è buono per respirare aria di mare e godere del panorama, del paesaggio a volte selvaggio e a volte urbano, ma sempre rispettoso dell’ambiente, almeno per quel che abbiamo potuto vedere noi.
La spiaggia è di sabbia fine e bianca, il mare è cristallino ed assume varie colorazioni ad ogni ora della giornata, insomma altro che Caraibi, ma questo è un po’ in tutto il Salento.

la sosta

Se vi sono varie possibilità di sosta a Gallipoli, è anche vero che non tutte le sistemazioni godono della stessa tranquillità e simpatia di chi ci ospita, pertanto, avendo proprio potuto scegliere ci siamo fermati in un’area (Autopark Spiaggia d’Oro San Mauro – Tel: 320 2132448) a circa 70 metri dal mare in località Padula Bianca e il proprietario ci ha accolti enumerando le varie regole del convivere civilmente con tutti (e mi sembra pure doveroso); informandoci sulle cose da vedere nei dintorni ed indicandoci anche i negozi per la spesa che distano dalla sosta qualche centinaia di metri.
Molto comode le bici per i primi negozi, ma posso dire che è preferibile usare un motorino per arrivare a Gallipoli città, non tanto per la distanza che è di crica tre o quattro chilometri, ma perché trattasi di una strada a scorrimento assai veloce e molto transitata.