Ci troviamo in Emilia Romagna per visitare Ferrara, capoluogo dell’omonima provincia: Ferrara, città del Rinascimento riconosciuta come Patrimonio UNESCO e come “città italiana delle biciclette”.

La storia…

Ferrara è la più giovane fra i capoluoghi emiliani, ma nonostante ciò ha una lunga storia alle spalle. Nacque ufficialmente nel 753 quando il re longobardo Astolgo utilizzò il nome “Ferrara” in un documento su cui si citava la località come parte dell’Esarcato di Ravenna, ma il dominio longobardo non durò a lungo, venne ceduta alla chiesa di Roma da Pipino il Breve, per poi diventare feudo dei Canossa  fino agli inizi del 1100 quando prese forma il libero comune.

e le lotte

Fu un periodo di lotte sanguinose fra Adelardi e Salinguerra, finché proprio gli Adelardi non fecero giungere a Ferrara la famiglia Este che nel 1242 ne assunse il potere assoluto, dando inizio ad un periodo l’oro per la città che durò oltre tre secoli e la portò ad essere uno dei centri più importanti e raffinati del Rinascimento italiano, grazie soprattutto al marchese Leonello che si circondò di artisti, musicisti e letterati, creando a corte un circolo di intellettuali, mentre il fratello Borso si occupò delle opere di bonifica del territorio circostante e della realizzazione del Palazzo Schifanoia. Il duca Ercole I, oltre a promuovere teatro e letteratura cavalleresca, commissionò a Biagio Rossetti  un progetto urbanistico noto come “Addizione Erculea”, espandendo e dando lustro alla città, mentre in seguito Alfonso I fece rafforzare le mura difensive.

quasi infinite.

Purtroppo, nonostante le guerre combattute in difesa dei propri territori e l’oculata politica matrimoniale, il dominio estense a Ferrara terminò nel 1598, quando Alfonso II morì senza discendenti diretti e Papa Clemente VIII riunificò il ducato allo Stato della Chiesa. La dominazione pontificia portò Ferrara ad una lenta decadenza a livello non solo artistico ma commerciale, agricolo e demografico, nonché alla creazione del ghetto ebraico. Durante la dominazione napoleonica molti ordini religiosi vennero soppressi e buona parte del patrimonio artistico collezionato dagli estensi, lasciò la città permanentemente. A causa dei moti rivoluzionari, Ferrara venne cacciata dal governo pontificio e annessa allo Stato Unitario nel 1860.

Uscita dai conflitti mondiali con ferite gravissime, ha quindi cominciato un lungo cammino di ricostruzione e ripresa economica e ad oggi a ricordare i lustri passati,  gode di splendide mostre d’arte, di una stagione concertistica di tutto rispetto, della prima kermesse internazionale dei musicisti di strada (Buskers Festival) e del più antico Palio d’Italia.

Il palio

Il Palio di Ferrara ha il primato di palio più antico del Mondo: svoltosi nel 1259, infatti, per festeggiare Azzo VII “Novello d’Este”, marchese della città, vittorioso su Ezzelino da Romano a Cassano d’Adda.
Nel 1279 – 20 anni più tardi – fu deciso di inserire il Palio fra le attività ufficiali della comunità, dettandone le regole negli Statuti della città.  Da allora rituali e scadenze sono solo leggermente cambiate, la celebrazione della città è rimasta immutata.
Un mese di festeggiamenti, parate, gare e competizioni tra le otto Contrade per aggiudicarsi il prezioso drappo dedicato a San Giorgio, patrono di Ferrara.

le contrade

Le contrade si dividono nei quattro rioni interni alle mura medievali (San Benedetto, San Paolo, Santo Spirito e Santa Maria in Vado) e i quattro borghi esterni alle stesse (San Giacomo, San Giorgio, San Giovanni e San Luca).
L’edizione “moderna” del Palio di Ferrara si corre stabilmente l’ultima domenica di maggio, in memoria dello straordinario Palio corso nel 1471, per festeggiare l’allora Marchese Borso d’Este che ricevette da Papa Paolo II l’investitura a primo Duca di Ferrara. Anche oggi, come tramandato dagli statuti, i palii contesi in Piazza Ariostea sono quattro: quello verde dedicato a San Paolo per la corsa delle putte, quello rosso di San Romano per la corsa dei putti, quello bianco dedicato a San Maurelio per la corsa delle asine ed infine quello giallo (o dorato) di San Giorgio per la corsa dei cavalli. Vengono disputate anche gare di sbandieratori e di musici, che vedono di fronte le rappresentanze delle otto contrade in sette specialità: singolo tradizionale, doppio tradizionale, piccola squadra, grande squadra, musici ed assegnazione della “combinata” (somma dei migliori punteggi ottenuti). Oltre a questo, il maggio ferrarese accoglie anche i figuranti in costume originale in sfilata per le vie del centro.

Il castello

Il Castello Estense, o Castello di San Michele (per la posa della prima pietra il 29 settembre 1385, San Michele) è uno dei vanti della città.
Commissionato all’architetto Bartolino da Novara dal marchese Niccolò II d’Este, dapprima maniero inespugnabile e successivamente splendido palazzo di corte, conta quattro torri di cui il Mastio denominato “Torre dei Leoni” era già presente quale antica torre di avvistamento del tredicesimo secolo inserita lungo la cinta muraria verso il nord.
Tramite ponti levatoi, si attraversa il fossato pieno d’acqua e si arriva al cortile interno della fortezza quasi completamente visitabile: dalle cucine ducali volute dal duca Alfonso I, al piano dei nobili con i suoi affreschi, la cappella e la Loggia degli Aranci, fino alle prigioni nei sotterranei della torre dei leoni;
proprio in questi sotterranei, a volte venivano rinchiusi personaggi d’alto rango tra cui ricordiamo Ugo e Parisina (Laura Malatesta) gli amanti sfortunati, rispettivamente figlio di primo letto e (giovanissima) seconda moglie del marchese Niccolò III, protagonisti della “storia di fantasmi” del castello.

Cosa assaggiare

Ferrara vanta una grande tradizione culinaria, influenzata dalla Corte Estense che considerò la città luogo dì eccellenza per la ricerca culinaria.
Il pane tipico della zona è la coppia ferrarese (o ciupeta) che ha ricevuto il marchio I.G.P., è un particolare pane ritorto, con i caratteristici “crostini” aventi forma simile a cornetto; fra i primi piatti una menzione d’onore va ai cappellacci o “caplaz”, per il loro ricordare la forma del cappello di paglia, sono tortelli ripieni di zucca e di solito conditi con il ragù che trovano le loro origini nel rinascimento, alla corte del Duca Alfonso II d’Este, al 1584, la prima testimonianza riporta la ricetta ad opera di Giovan Battista Rossetti, cuoco della corte estense e che nel 2006 hanno a loro volta meritato il marchio I.G.P.; da ripieno più ricco sono invece i cappelletti, una versione più minuta sia dei cappellacci che del tortellino bolognese, dai quali differiscono anche per un ripieno (o batù) composto di carne più magra che invece vengono tradizionalmente consumati in brodo, ultimo ma non ultimo il pasticcio di maccheroni, risalente anche lui al rinascimento: una cupola di pasta frolla (o sfoglia) che racchiude un ripieno di maccheroni, ragù bianco, besciamella e tartufo.

tra dolci e salati

Fra i secondi piatti diamo la precedenza alla salama o salamina da sugo, un insaccato di maiale consumato con un contorno di purea, abbastanza popolare sì ma non da far dimenticare il salame all’aglio, tipico della zona e le anguille di Comacchio (marinate, al forno o alla griglia) e le vongole di Oro.
Passando ai dolci c’è l’immancabile Pampapato (o Pampepato), creato  dalle monache del Monastero del Corpus Domini di Ferrara nel ‘600, traendo ispirazione da un’antica ricetta del grande cuoco rinascimentale Cristoforo da Messisbugo, per essere inviato alle personalità dell’epoca, ha la  forma di uno zuccotto con mandorle, nocciole e canditi, insaporito con spezie profumate e la calotta è ricoperta di cioccolato fondente, ma non dimentichiamo la tenerina, una torta al cioccolato particolarmente morbida e gustosa oppure la più umile ricciolina o torta di tagliatelle, a base di pasta frolla, con mandorle, limone, liquore di mandorle amare e beh… tagliatelline sottili di pasta.

 

p.s.: questo articolo è stato pubblicato grazie alla nostra Fan Valentina Ori.